Giubileo, PRIMA TAPPA: San Pietro e la Porta Santa
- Illy
- 2 mag 2016
- Tempo di lettura: 5 min
Dalla pace e tranquillità delle sponde del Lago di Albano siamo passati in trenta minuti alla frenesia della vita di una capitale che non si ferma mai.
Che ci facciamo a Roma? Oggi siamo pellegrini, con l'intento di varcare tre delle quattro Porte Sante della città.
Se vi siete persi il nostro articolo sull'organizzazione generale del nostro Giubileo, lo può trovare qui; mentre l'articolo sul nostro campo base ai Castelli Romani, lo trovate qui.
Scesi da un treno, saliti su un bus, e precisamente il numero 81 che attraversa gran parte della città fino ad arrivare alla nostra fermata: Ponte Vittorio Emanuele. Qui si apre ai nostri occhi Castel Sant'Angelo, che, come riportano i biglietti richiesti per accedere alla Porta Santa della Basilica di San Pietro, è il punto di ritrovo dei pellegrini. Venne fatto costruire per volere dell'Imperatore Adriano a partire dal 123 come suo privato mausoleo. Nel corso degli anni diventò roccaforte delle famiglie nobili romane e poi fortezza papale, caserma, prigione per passare infine allo Stato Italiano nel 1889.

Non mi dilungo troppo a raccontarvi quanto l'organizzazione non sia degna dell'evento che accompagna (trovate la mia opinione raccontata in qui). Quello che voglio raccontarvi oggi è l'emozione provata compiendo questo cammino, questo vero pellegrinaggio che attraversa tutta Via della Conciliazione, chiusa al traffico, fino ad arrivare all'imbocco della Piazza.


Nel progetto, Piazza San Pietro doveva rappresentare ideologicamente un abbraccio (l'abbraccio della Chiesa a tutti gli uomini della Terra, non solo ai fedeli). E' così che nel 1656 il papa incaricò Gian Lorenzo Bernini di realizzare questa opera monumentale: Bernini quindi concepì la Basilica come la testa di un uomo e il colonnato, costituito da 4 file di 284 colonne coronate alla sommità da 140 statue di santi, come le braccia dell'uomo, che assume quindi forma in una sorta di abbraccio gigante.
E infatti quello che abbiamo provato quel giorno è stato proprio un grandissimo abbraccio: ci siamo sentiti accolti nel tempio della cristianità e in noi è aumentata la determinazione in ciò che stavamo facendo. Appena sette mesi prima eravamo nella stessa piazza, con abiti diversi, vestiti da sposi per la seconda volta, a ricevere la benedizione del Santo Padre per la nostra nuova vita insieme (qui potete trovare l'articolo di quella esperienza altrettanto forse e sentita); ed ora invece eravamo in fila, nei pressi del colonnato di destra a passare lo stesso metal detector di allora, sempre con animo gioioso di chi sta andando incontro a qualcosa di grande, qualcosa che è molto difficile da spiegare.

In quei momenti ci si sente piccoli in confronto all'enormità dell'amore che qualcuno ha donato al mondo, ma ci sente anche bisognosi di qualcosa che nessuna persona sulla terra più darti, perchè è qualcosa che va oltre, tocca la tua anima e il tuo spirito con un vento caldo e leggero e la cambia per sempre.
Ora, a descrivervi quei momenti, mi rendo conto di quanto queste ore a Roma mi abbiano cambiata. Mi sento più leggera, più libera, più protetta e amata da qualcuno che non mi tradirà mai e che sarà sempre accanto a me e che ha preso le sembianze di mio marito, che mi tiene la mano mentre insieme percorriamo la piazza, e dei miei genitori, che sono dovuti rimanere a Mestre, ma che sentono il nostro pellegrinaggio come se fosse il loro.
La Piazza comincia ad animarsi di canti liturgici e preghiere perchè il momento di oltrepassare la Porta Santa sta arrivando.

Mi guardo alle spalle e vedo la folla di fedeli che come me hanno un sogno, una speranza che tengono nel cuore in questo momento di avvicinamento con Dio.
Fino all'ultimo siamo stati indecisi se andare o meno a Roma: la paura di attentati nella società in cui purtroppo siamo destinati a vivere ci aveva spinti a prendere in considerazione l'idea di abbandonare il nostro pellegrinaggio. Ma ora che ci troviamo qui la paura è stata sormontata da bellissime e indescrivibili emozioni, piene di amore e di gioia per il nostro cammino di fede.



Da questa angolatura Piazza San Pietro assume un aspetto ancora più austero e ci si rende conto di quanto veramente questo sia il luogo per eccellenza di tutto ciò in cui crediamo. Ogni particolare diventa fonte di scoperta.
La Basilica di San Pietro è la madre di tutte le Chiese, il simbolo per eccellenza della cristianità. La facciata risale al 1614, è costituita da otto colonne, un timpano al di sotto del quale si trova la Loggia delle Benedizioni. Le porte di accesso sono cinque e l'ultima è la Porta Santa, quella che tra poco varcheremo.





Ormai riusciamo a vedere la porta e questo momento è tutto nostro: tenendo la mano di mio marito tocco quel portone santo e tutta l'emozione accumulata nell'ora di attesa si scioglie in un batticuore che non dimenticherò mai.



Quella magia purtroppo si sgretola però in un attimo, perchè all'interno della Basilica di San Pietro regna il caos. Si mescolano fedeli che sono passati per la Porta Santa, a turisti in visita al capolavoro del Vaticano. Il percorso di pellegrinaggio che aveva creato la giusta atmosfera lungo il Colonnato del Bernini, si perde in un attimo. E noi veniamo catapultati nel regno turistico perdendo la sfera religiosa del posto in cui ci troviamo.

Passiamo davanti al capolavoro della Pietà di Michelangelo, realizzato dall'artista a soli 25 anni in marmo di Carrara che rappresenta la Vergine che tiene sulle braccia il copro del figlio morto in una delicatezza spirituale.
Da qui, ci spostiamo per raggiungere il secondo obiettivo della nostra visita a San Pietro, la tomba del mio santo.

E' li, ad aspettarmi e ad emozionarmi forse ancora di più della Porta Santa, una scritta, in latino, ad indicare che li è sepolto il Santo forse più amato di sempre, e comunque il mio santo: San Giovanni Paolo II.


Per circa un minuto buono mi sono ritrovata a tu per tu con lui, lui, il mio primo papa, lui che per me è diventato santo prima del tempo che ha impiegato la Chiesa per considerarlo tale, lui a cui rivolgo le mie preghiere, le mie paure, i miei dubbi, lui che mi ha sorretto come un vero amico quando ne avevo bisogno. Lui, il mio San Giovanni Paolo II. Era li. Ed io ero li con lui. Non dimenticherò mai quei momenti di unica e vera fede.
Questo era tutto quello di cui avevo veramente bisogno.
Visitare la Basilica era praticamente impossibile: siamo riusciti solo a dare una rapida occhiata al Baldacchino del Bernini, realizzato da 4 colonne tortili che riportano il simbolo della casata dei Barberini, le api, che sorreggono 4 angeli con drappi e festoni, simulando un effetto di movimento, il tutto accompagnato da un globo dorato con una croce.
Nel Baldacchino è stato realizzato l'Altare della Confessione, dove il Santo Padre presiede le messe solenni: questo è costruito sopra la Tomba di Pietro, conservata al piano sottostante, nelle Grotte Vaticane. Questo sta a simboleggiare la fedeltà e la devozione che il papa giura al Santo e alla Chiesa intera.



Al lato destro del Baldacchino, riusciamo a scorgere il Pietro in trono, una statua di bronzo del XIII secolo, che raffigura il Santo in posizione seduta, con una mano in segno di benedizione e nell'altra tenendo strette le chiavi della Chiesa. Di questo capolavoro attribuito ad Arnolfo di Cambio ci sono rimasti particolarmente in mente in piedi, quasi del tutto consumati dall'usura dei fedeli in segno di devozione.

Tanto per farvi capire come era l'organizzazione del Giubileo, il pellegrinaggio avrebbe dovuto concludersi in preghiera sulla Tomba del Santo a cui è dedicata la Chiesa, ma questa era chiusa.
Usciamo quindi dalla Basilica per l'ultimo sguardo a questa Piazza che oggi per noi ha simboleggiato tanto e incappiamo sulle Guardie Svizzere, intente nel loro lavoro.



Questa Piazza sarà per sempre per noi piena di sentimenti e carica di tanto significato. La Piazza che più di tutte porteremo nel nostro cuore.

Prima di andarcene, uno sguardo alla finestra che ora è abitata da un altro grande della storia e della Chiesa, l'amatissimo Papa Francesco.
E proprio pensando a lui, davanti a buon piatto di amatriciana e carbonara, ci diciamo "Buon Pranzo" !!


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